Il Centro Rampi realizza una serie di percorsi formativi per gli adulti impegnati nel campo dell’educazione delle giovani generazioni: docenti della scuola dell’obbligo, educatori, psicologi, operatori sociali.
Il corso di formazione rappresenta un’occasione preziosa per offrire le conoscenze sulla Psicopedagogia del rischio ambientale e sulla psicologia dell’età evolutiva. Il corso focalizza i temi inerenti la gestione delle variabili emotive che si attivano in situazione di pericolo (micro o macro emergenza), l’acquisizione di un corretto rapporto con lo spazio per rendere gli allievi capaci di prevenire e fronteggiare gli eventi che potrebbero danneggiare la propria incolumità fisica e psichica. Si offre una lettura psicodinamica ed evolutiva tenendo presente che tale progetto è diretto all’adulto, ma orientato all’ascolto e alla comprensione delle incidenze emotive nel corso dello sviluppo evolutivo.
L’obiettivo dei percorsi formativi è quello di aumentare l’attenzione degli adulti sulle caratteristiche dell’ambiente reale del bambino e dell’adolescente per aumentare l’attenzione sui loro bisogni di esplorazione, autonomia e sicurezza, di partecipazione e di protagonismo sociale. Per sviluppare negli allievi la cultura della prevenzione del rischio ambientale è fondamentale mettere gli educatori in grado di proporre esperienze educative capaci di incrementare negli allievi l’attenzione e la responsabilità sui problemi dell’ambiente naturale e di vita. Incrementare la loro conoscenza sulle correlazioni tra lo spazio e i bisogni psicomotori degli allievi è il miglior modo per prevenire quei danni e quegli incidenti che trovano origine da un cattivo rapporto tra l’individuo e l’ambiente che lo circonda.
Attraverso le esperienze formative proposte dal Nucleo Operativo Alfredo Rampi (NOAR) si intende valorizzare le competenze di coloro che intendono operare con serietà ed impegno nel volontariato di protezione civile. La sicurezza durante l’operatività ed il controllo dello stress in emergenza sono alla base dei criteri formativi del NOAR. In particolare, i corsi riguardano: il sistema di Protezione Civile e il volontariato; il Primo Soccorso; la formazione ed addestramento antincendio; le telecomunicazioni, l’orientamento e la cartografia; la guida all’uso del mezzo fuoristrada; la Speleologia; l’allestimento di una tendopoli.
Il NOAR assegna molta importanza alla formazione, intendendo con ciò sia l’accesso a competenze teorico-pratiche specialistiche, sia la possibilità di verificarne la reale acquisizione in scenari e simulazioni, oltre che “sul campo”. Pertanto, alle attività di formazione base segue in maniera continuativa e costante l’aggiornamento delle tecniche operative acquisite attraverso periodiche esercitazioni, addestramenti e/o simulazioni, organizzate presso strutture adeguatamente attrezzate. Il punto forte di un’esercitazione è la riproduzione scientifica di tutte le possibili condizioni di stress fisico e psicologico che un volontario potrebbe incontrare nella sua attività. Per far fronte a situazioni sempre più complesse, abbiamo incrementato costantemente la difficoltà delle esercitazioni, ricorrendo all’apporto di validi professionisti, riproducendo scenari sempre più articolati, aumentando la cura dei dettagli (ricorso a truccatori specializzati, nebbie artificiali, introduzione di suoni, odori) per un maggiore realismo.
L’approccio adottato negli interventi di prevenzione e trattamento delle vittime delle emergenze ambientali e civili realizzati dagli Psicologi delle Emergenze Alfredo Rampi (PSIC-AR) è denominato “Modello Psicodinamico Multiplo per le Emergenze”; è stato sperimentato nella pratica formativa all’interno del Corso di Alta Formazione in Psicologia delle Emergenze, promosso dalla nostra Associazione in collaborazione con importanti enti istituzionali e formativi (Ministero dell’Interno, Regione Lazio, Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, Protezione Civile Roma Capitale, Università Roma “La Sapienza”, Università Roma Tor Vergata, ISPESL). È un modello che integra l’orientamento psicodinamico con quello psicosociale e psicopedagogico, permettendo di affrontare le tematiche legate al trauma e affrontando gli aspetti inconsci, di fare ricerca, di suggerire proposte di educazione comportamentale che favoriscano la gestione emotiva delle emergenze e migliorino le capacità auto-protettive della popolazione.
I nostri psicologi sono impegnati a fornire un contributo professionale in tutte le fasi dell’emergenza: dalla preparazione dei cittadini ad affrontare i pericoli ambientali e civili alla ricerca sulle migliori modalità di comunicazione dei rischi alla popolazione, dal recupero delle comunità colpite alla cura delle vittime nelle fasi di post emergenza.
Per realizzare tali compiti così complessi occorre che lo psicologo frequenti specifici percorsi formativi, riconosciuti ed accreditati, che lo rendano capace di muoversi correttamente senza correre il rischio di improvvisazioni pericolose (dannose per se stesso e per le vittime). Ci sembra essenziale che lo psicologo dell’emergenza sappia gestire situazioni di stress emotivo, proprio e delle vittime, attraverso l’acquisizione di tecniche di rilassamento, che abbia consolidato una pratica introspettiva e realizzato un’esperienza psicodinamica di gruppo con la quale avvicinare le proprie esperienze di lutto e di perdita. Considerato lo specifico campo dell’emergenza e la sua capacità di mobilitare angosce profonde, occorre aiutare gli psicologi interessati a realizzare interventi di soccorso ad interrogarsi sulle motivazioni che li spingono a svolgere questa specifica attività: quando i bisogni individuali non sono sufficientemente elaborati e riconosciuti, possono tradursi in agiti che risulteranno inadeguati a fronteggiare le situazioni di crisi.
Il Modello psicodinamico multiplo individua nell’esercitazione uno dei momenti salienti del percorso formativo. Lo sviluppo della capacità d’intervento, infatti, richiede la creazione di esperienze formative che pongano l’operatore nella possibilità di figurarsi il contesto realistico in cui andrà ad operare. L’esercitazione ricrea artificialmente situazioni di stress operativo permettendo allo psicologo di vivere l’esperienza dell’emergenza (attivando reali e profonde reazioni emotive) e agli osservatori-supervisori di realizzare una prima valutazione dei comportamenti e delle reazioni del soccorritore. Il laboratorio emozionale permette al futuro operatore, grazie all’utilizzo delle tecniche psicodinamiche, di elaborare le resistenze emotive, le difese e le reazioni interne attivate dall’emergenza. Inoltre, le simulazioni consentono di imparare a coordinarsi con i colleghi della propria squadra e con i soccorritori dei diversi ambiti che intervengono sullo scenario di crisi, con l’obiettivo di realizzare un intervento sinergico.