CHI SI CURA DI CHI CURA?
I medici di famiglia, gli infermieri,i medici ospedalieri, il personale di segreteria degli studi dei medici di base sono allo stremo…
Sappiamo che stiamo tutti affrontando un tempo pieno di preoccupazioni ed incognite ed è difficile contenere le emozioni più esplosive.
Il sistema sanitario, nonostante, gli sforzi ha ancora delle carenze che si stanno ripercuotendo su tutti i cittadini e sui nostri medici, infermieri ed operatori sanitari.
Ma siamo tutti chiamati a fare la nostra parte, per il bene nostro, dei nostri cari, dei nostri curanti, del Paese.
Loro sono la nostra “trincea” di fronte al Coronavirus, se loro crollano avremo meno difese…e allora occupiamoci di loro con maggiore comprensione e gentilezza.
Ognuno di noi lo può fare. Come?
ADOTTA IL “CODICE DEL BUON PAZIENTE”
CERCHIAMO DI ESSERE PAZIENTI VERAMENTE “PAZIENTI”:
- accettiamo di dover aspettare fuori dallo studio dei nostri medici di base, perché l’attesa all’interno dello studio comporterebbe dei tempi enormi fra un paziente e l’altro per sanificare la sala d’attesa;
- accettiamo di dare la precedenza per chi è più bisognoso (pazienti con sintomi) o più fragile (persone molto anziane, donne in gravidanza ecc.);
- accettiamo di dover aspettare, sapendo che i nostri medici stanno affrontando rischi e facendo sacrifici enormi (a volte saltano i pasti e speso raddoppiano i loro tempi di lavoro senza avere per questo un maggiore introito) per rispondere alle esigenze di tutti;
- ricordiamoci che su di loro si è scaricata la mancanza di organizzazione della medicina territoriale: tutto ciò che avrebbero dovuto fare le case della salute viene richiesto a loro sia in termini clinici (ad esempio vaccinazioni) che a livello burocratico;
- visto che sono medici di famiglia, trattiamoli con rispetto, come si fa con un familiare che è sotto pressione e che sta facendo del suo meglio per proteggere la nostra salute;
- visto che sono medici “familiari”, non dimentichiamo di manifestare loro la nostra gratitudine (a volte basta un grazie, un sorriso, un po’ di comprensione per le loro difficoltà)
- ricordiamo che la responsabilità della lotta contro la pandemia è anche nostra e “non bisogna considerarlo come qualcosa distante da noi…» (Aurora Tocco, l’infermiera della foto in alto).
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