Prevengo

Prevenzione significa che tutti i cittadini del nostro Paese siano in grado di gestire piccole o grandi emergenze, e siano messi a conoscenza dei rischi del proprio territorio per migliorare concretamente le proprie capacità autoprotettive.

Crediamo che la più alta forma di prevenzione risieda nell’educazione; ognuno dovrebbe poter svolgere percorsi educativi e culturali che lo rendano in grado, materialmente ed emotivamente, di affrontare l’emergenza pertanto.

La maggior parte delle calamità cui è sottoposto il nostro paese sono di origine antropica, cioè dipendono direttamente dai comportamenti umani: disattenzione, uso criminale dell’ambiente, cattiva educazione.

La diffusione e la concreta attuazione delle pratiche preventive di responsabilità civile può portare al superamento dei comportamenti di deresponsabilizzazione e negazione dei rischi ambientali, consentendo ai singoli e alle comunità di riacquistare fiducia nella proprie possibilità di controllare l’ambiente circostante e i rischi in esso nascosti. Anche quando il rischio è inevitabile, come nel caso dei terremoti, la prevenzione fa la differenza. Essa, infatti, può fare molto per ridurre l’impatto dell’evento sulla vita e l’incolumità delle persone, sia attraverso il rispetto della legislazione di edificazione antisismica, sia attraverso la predisposizione di specifici piani di emergenza che permettano alla popolazione di prepararsi adeguatamente a fronteggiare l’evento sismico.

 

Prepariamoci all’emergenza

Il Centro Alfredo Rampi ha proposto un manuale interattivo per la costituzione di un gruppo scolastico di protezione civile: si tratta del CD Prepararsi alle Emergenze, uno strumento pubblicato nel 2004 che contiene un percorso interattivo che si rivolge a studenti e docenti delle scuole medie e superiori. Si pone l’obiettivo di informare sulle calamità che possono verificarsi nel contesto scolastico e di addestrare al corretto comportamento da tenere in caso di emergenza e all’organizzazione dell’evacuazione dell’edificio.

Nel percorso sono affrontate le seguenti materie: l’anatomia e la fisiologia associate al Primo Soccorso, le tecniche antincendio, la comunicazione in emergenza, l’addestramento al comportamento corretto in caso di incidente o calamità, le misure antipanico individuale e di massa, l’apprendimento delle tecniche di rilassamento per la gestione del panico, la legislazione e l’organizzazione della Protezione Civile in Italia. Tutti i contenuti del percorso formativo, le schede di lavoro, le tecniche educative, i filmati che raccontano le esperienze realizzate, sono inseriti nel CD Prepararsi alle Emergenze, organizzato come un sito web, nel quale l’educatore (ma anche l’allievo) può navigare per trovare tutto ciò che gli serve per realizzare il percorso.

 

Prevenzione incidenti stradali

Il progetto “BOB. Ragazzi in strada”

Per comprendere il fenomeno degli incidenti giovanili occorre tenere conto di un importante fattore di rischio: l’uso di sostanze stupefacenti ed alcool che, unitamente ai colpi di sonno e allo stordimento, concorrono a creare un rischio serio di diminuzione della soglia dell’attenzione. È condivisa l’opinione che un atteggiamento esclusivamente repressivo non aiuta la comprensione e risoluzione del problema e che è necessario coinvolgere i giovani per superare le loro specifiche resistenze psicologiche; occorre coinvolgere tutti i luoghi di aggregazione giovanile, in special modo quelli difficilmente controllabili, oltre che i rappresentanti del settore economico (produttori di autoveicoli e motocicli, compagnie assicurative, case di produzione di bevande alcoliche e analcoliche, locali pubblici e discoteche, ecc.).

Questa è la filosofia che ci ha guidati nella formulazione del progetto “BOB. Ragazzi in strada”, realizzato in collaborazione con il Comune di Roma, con l’obiettivo di responsabilizzare i giovani sulla loro sicurezza, facendoli diventare i protagonisti dell’intervento di prevenzione. Con la proposta di fare da Bob, cioè da guidatore designato per il proprio gruppo, il ragazzo s’impegna per una notte a non bere, proteggendo così se stesso e gli amici dai rischi di guidare sotto l’effetto dell’alcol. Ferma restando la necessità di interventi di lungo respiro per prevenire l’abuso di sostanze fra i giovani, pensiamo che quello del “guidatore designato” sia uno dei sistemi più efficaci per diffondere la cultura della prevenzione direttamente negli ambienti che i ragazzi frequentano più spesso.

Diverse migliaia di giovani sono tornate a casa in sicurezza, grazie al rispetto del patto siglato con noi. Il progetto ha dimostrato che i giovani non sono solo quegli irresponsabili alla ricerca dello sballo di cui si parla, ma sono in realtà molto interessati alla loro protezione, sapendo attribuire importanza in giuste proporzioni al divertimento e alla propria incolumità. Il “patto” che è alla base della nostra proposta è focalizzato sull’impegno parallelo delle nuove e vecchie generazioni per l’affermazione dei valori di base della sicurezza (il rispetto della propria vita, della vita degli altri, dell’ambiente, della legalità) necessari per garantire la sopravvivenza individuale e la convivenza civile.

 

Prevenzione dei comportamenti a rischio in adolescenza

I servizi per adolescenti del Centro Rampi sono orientati da una logica capace di coniugare l’intervento educativo con quello clinico, con l’obiettivo di fare prevenzione dei comportamenti a rischio con un metodologia scientifica. Nel 1997 abbiamo fondato un centro di attività permanente per adolescenti (che i ragazzi hanno voluto chiamare O.R.C., Open Rings Center – centro degli anelli aperti), per aiutare gli adolescenti ad affrontare il rischio inevitabile dell’affermazione soggettiva e contrastare la cultura autodistruttiva del rischio inutile, eccessivo e incontrollabile, che caratterizza molti giovani.

Si vuole cercare di far scoprire ai ragazzi la cultura creativa del rischio: rischio come evento controllabile, avventura, messa alla prova delle proprie capacità, rottura degli schemi conformistici, affermazione della propria autonomia, del valore del coraggio, della responsabilità individuale, della cultura della legalità.

Il Progetto ha individuato un luogo privilegiato per formulare e siglare con i giovani un “patto sociale per la sicurezza”: il gruppo di coetanei, all’interno del quale è possibile attivare risorse ed azioni per promuovere l’autoprotezione e l’incolumità individuale come valori condivisi e per stigmatizzare come estranee alla cultura del gruppo le scelte autodistruttive perseguite da alcuni (vandalismo, teppismo, sfide del codice stradale, ecc.).

L’attività di accoglienza degli adolescenti nel Centro è finalizzata alla promozione della loro crescita personale, intesa come crescita plurale: psichica, sociale, culturale e artistica. Il servizio promuove il sostegno scolastico, allo scopo di costruire con l’adolescente una relazione fondata sulla fiducia, sulla comunicazione aperta e sull’ascolto empatico, ed offre al tempo stesso attività e laboratori pensati per favorire forme positive di socializzazione. All’interno di questo Progetto, è emersa anche la necessità di realizzare una presa in carico individuale degli adolescenti più a rischio psicopatologico, attraverso la modalità di accompagnamento evolutivo prevista dalla funzione del “compagno adulto”, che offre la possibilità di costruire una relazione significativa di sostegno ai compiti evolutivi con un giovane adulto competente nel campo della psicologia dell’adolescenza.

Il Centro Giovani O.R.C. ha permesso in questi anni a circa 4.000 adolescenti di poter fare l’esperienza del gruppo all’interno di un contesto educativo sano, caratterizzato dalla realizzazione di attività ricreative, artistiche, espressive e sportive, in presenza di educatori qualificati e specializzati nell’area dell’intervento psicoeducativo e del sostegno psicologico individualizzato.

 

Prevenzione incidenti dei bambini

“Tutti i bambini vogliono le stesse cose: giocare, incontrarsi in sicurezza, in ambienti sani e puliti. Per diventare cittadini responsabili è necessario disporre di un luogo in cui crescere e di cui prendersi cura”.

Con queste parole Christof Baker (responsabile UNICEF per il progetto “Città amiche dei bambini”) invitava a riflettere durante il seminario “Diritti e Bisogni dell’infanzia: un quartiere più sicuro per i bambini” organizzato dal Centro Rampi nel 2010. In quest’ottica la nostra Associazione svolge attività di ricerca e intervento psicopedagogico all’interno delle scuole, nell’ambito del progetto Centro per la Sicurezza Urbana del Bambino, che ha l’obiettivo di mettere a fuoco le problematiche legate alla sicurezza urbana e alla percezione del rischio, per individuare piste di azione e di intervento che consentano di rispondere alle domande di miglioramento della qualità della vita di bambini e ragazzi.

L’orizzonte in cui ci si muove è quello di un approccio partecipato alla sicurezza urbana, ovvero di una definizione dei problemi attraverso il confronto con una pluralità di soggetti coinvolti (bambini, ragazzi, insegnanti, genitori, commercianti) per conoscerne meglio i bisogni, le preoccupazioni, le esigenze e costruire le linee di intervento in modo più efficace.

 

Percorsi di accompagnamento scolastico

All’interno del Centro per la Sicurezza Urbana del Bambino sono inseriti i progetti “Strada facile Strada felice” e “Scuolabus a piedi”. Tali progetti consistono in percorsi di accompagnamento scolastico per bambini delle scuole elementari e nascono allo scopo di sviluppare nei ragazzi maggiore consapevolezza di sé, maggiore capacità di relazionarsi con l’ambiente di vita e maggiore partecipazione sociale. I nostri volontari accompagnano i bambini dando loro la possibilità di andare a scuola senza i genitori, per la prima volta “da soli”, e imparare così a muoversi con sicurezza per le strade del quartiere. In questo modo i bambini imparano a non temere la strada, osservandola da spettatori attenti. I percorsi soddisfano i bisogni dei più piccoli (socializzazione, apprendimento, svago), permettono di sperimentare la loro autonomia e, non ultimo, abbassano il numero di auto in circolazione utilizzate dai genitori per portare i figli a scuola. In particolare, attraverso questi progetti si sono raggiunti i seguenti obiettivi:

  • aumentare la conoscenza del quartiere in cui i bambini abitano per potersi muovere con più autonomia e sicurezza;
  • rendere i bambini sicuri, indipendenti ed autonomi nell’andare e tornare da scuola;
  • promuovere il progetto dell’OMS che prevede l’andare a scuola a piedi per ridurre l’obesità (grazie all’incremento dell’attività fisica) e ridurre l’uso delle macchine, migliorando la qualità dell’aria;
  • realizzare azioni per il diritto dei bambini ad un ambiente migliore, secondo la carta dei Diritti dell’Infanzia UNICEF;
  • aumentare le capacità di socializzazione dei bambini;
  • rendere il percorso casa-scuola divertente e piacevole (attraverso giochi, racconti e altre attività stimolanti);
  • sostenere i genitori nei compiti di accompagnamento dei figli a scuola.

Il contributo dei bambini alla costruzione di una città sicura

Il codice di comunicazione e di vita che prevale nelle città è caratterizzato sempre più dall’aggressività. Ciò comporta la sopraffazione dei più forti (adulti, automobilisti) sui più deboli (bambini, anziani, persone con disabilità, pedoni) e la marginalizzazione dei codici di comportamenti condivisi: le città non sembrano appartenere più alla gente e ai bambini, ma alle macchine, ai rumori, all’aria inquinata, alla violenza, alla paura.

Attraverso i progetti “Una Segnaletica per l’Infanzia” e “Uso del territorio” il Centro Rampi ha proposto ai bambini esperienze di riappropriazione della città, delle strade, dei marciapiedi e degli spazi-gioco. L’ottica che portiamo avanti è quella della “coesistenza delle diverse mobilità” che riequilibri il rapporto fra il pedone e l’automobilista. Se vogliamo che i bambini diventino adulti liberi, autonomi e responsabili dobbiamo facilitare le loro esperienze di esplorazione e riappropriazione dell’ambiente, necessarie per sviluppare le capacità autoprotettive. È fondamentale permettere al bambino di controllare i rischi del suo ambiente attraverso la conoscenza del territorio e tramite la diffusione della cultura della prevenzione. E, oltre a questo aspetto di tipo cognitivo, è importante dare spazio alla dimensione affettiva del rapporto del bambino con la città. Tale dimensione interessa due aspetti essenziali del suo mondo interno: quello della fantasia, espressa prevalentemente attraverso il gioco, e quello delle emozioni.

Diversi studi hanno dimostrato che i bambini di città rischiano di essere deprivati di esperienze fondamentali per l’equilibrio psicologico come quelle del gioco, dell’esercizio fisico all’aperto, dell’esplorazione dell’ambiente naturale. Soprattutto la paura di vivere incidenti gravi inibisce nei bambini la naturale attitudine alla scoperta del proprio ambiente di vita: tale ostacolo rappresenta un duro attacco alla loro crescita. Inoltre, i segnali stradali sono realizzati dagli adulti con la mentalità degli adulti, per cui risultano per lo più incomprensibili ai bambini. Da ciò è sorta la necessità di realizzare una segnaletica a misura di bambino e in numerose scuole del territorio laziale abbiamo proposto ai più giovani la realizzazione di cartelli stradali che poi sono stati affissi lungo i marciapiedi.

Il Centro Rampi pone i bambini al centro della ricerca e degli interventi, accogliendo il loro punto di vista quale fonte preziosa di informazioni. I nostri progetti hanno il fine di sensibilizzare ed educare in modo dinamico i ragazzi, non già come “piccoli adulti” ma a partire proprio dalla loro esperienza, dunque dalla loro particolare prospettiva.

 

Prevenzione sul lavoro

L’attività di ricerca e divulgazione scientifica del Centro Rampi è caratterizzata da un forte impegno per diffondere e radicare la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro. Purtroppo, sia nel settore pubblico che in quello privato, vi è ancora molta strada da percorrere per il raggiungimento dei dovuti standard di sicurezza. Alla base di questa situazione risiedono motivazioni legate sia a carenze culturali che a perduranti aspetti economici. C’è bisogno di una nuova politica della prevenzione che concepisca la tutela della vita e dell’integrità fisica del lavoratore non come somma di interventi settoriali ma come espressione di una moderna cultura globale della sicurezza della persona.

Tra i fattori che influenzano in una situazione di stress o di emergenza il più importante è quello psicologico. L’organismo umano è abituato a rispondere a stimoli negativi, ma quando questi superano la soglia di vulnerabilità personale per incisività o per cronicità, la persona rischia di ammalarsi.

Lo stress è un fenomeno multidimensionale che riguarda aspetti cognitivi, emozionali, motori e fisiologici; il disagio lavorativo può risolversi in una reazione funzionale ad un nuovo equilibrio adattivo (stress-adattamento) o dar luogo, più spesso, a sindromi che hanno come principale effetto un deterioramento delle motivazioni e delle relazioni lavorative (burnout) oppure risolversi in una condizione fortemente disfunzionale come prodotto di vere e proprie violenze o molestie psicologiche (mobbing). Lo stress lavorativo si verifica laddove vi è una sperequazione tra carico di lavoro e percezione del soggetto di non avere un controllo su di esso, conseguenza di uno squilibrio tra prestazione e relativi rinforzi percepiti.

In Europa sta crescendo l’impegno per aumentare l’efficienza e la vivibilità delle aziende attraverso il riconoscimento delle cause dello stress e la sua cura, l’attenzione alla prevenzione, il miglioramento del benessere e della sicurezza. Salute e sicurezza devono essere sempre messe al primo punto per il benessere del lavoratore e dell’azienda; pertanto, è necessario educare alla prevenzione, unica buona pratica in grado di affrontare qualitativamente e quantitativamente la riduzione e l’abbattimento degli attuali livelli di insicurezza e di squilibri psico-sociali sul lavoro.

Le persone devono essere aiutate ad affrontare le esperienze critiche o traumatiche, piuttosto che imputarle alla fatalità o ad eventi esterni. In particolare, per raggiungere tali obiettivi negli ambienti lavorativi, bisogna puntare sulle seguenti dimensioni:

  • preparazione individuale e collettiva, che in caso di emergenza permette di innescare le proprie risorse psicofisiche e quelle dell’intero sistema coinvolto;
  • organizzazione di corsi di perfezionamento per gli addetti alle squadre di Emergenza Sanitaria e Antincendio sulla gestione dei fattori psicologici nelle emergenze;
  • realizzazione di interventi psicodinamici sui team per la gestione dello stress in ambienti di lavoro, per la gestione dell’emergenza e della post emergenza.