La paura del contagio – il contagio della paura
Il numero dei contagiati dal Coronavirus aumenta lentamente ogni giorno, la paura del contagio, invece, galoppa ogni giorno sempre più velocemente.
E’ possibile non aver paura? NO, la paura è inevitabile.
Siamo tutti preoccupati di incontrare il Virus.
La paura rappresenta un segnale importante perché allerta e spinge a prendere in considerazione il rischio a cui si potrebbe incorrere, per cercare le soluzioni di prevenzione e conseguentemente i comportamenti più idonei per la sua gestione.
La paura individuale,se non è ben gestita comincia a oltrepassare il livello di vulnerabilità psicologica personale. Soglia di vulnerabilità che è ulteriormente variabile a seconda della distanza ravvicinata o meno dai territori contagiati.
La paura può facilmente trasformarsi in panico nei cittadini che vivono nelle zone confinate per motivi sanitari. La paura aumenta in chi si sente solo, impotente, confinato.
I cittadini nelle “zone rosse” avvertono il pericolo fuori la porta, da una stretta di mano, dalla vicinanza di un estraneo, dall’aria che respirano.
Il panico collettivo si diffonde nella comunità spingendola all’assalto dei supermercati, delle farmacie. Il panico si diffonde come una epidemia e come tale non va sottovalutato.
La paura e la sofferenza di chi è stato contagiato salgono così ad alti livelli. A queste persone va il pensiero del Centro Alfredo Rampi. Ai contagiati di tutti i Paesi colpiti.
La paura dei non contagiati che vivono in quarantena, lontani da tutti e che subiscono lo scorrere lento delle ore in attesa di potersi sentire salvi e poter tornare a casa e riabbracciare i propri cari.
La preoccupazione degli operatori sanitari che stanno affrontando notevoli stress lavorativi per fare diagnosi in tempi rapidi e per curare i pazienti. Anche a loro il nostro pensiero e tutta la nostra gratitudine.
Lo stress degli operatori della Protezione Civile e delle Forze dell’Ordine che sostengono i cittadini e aiutano i sanitari nelle indagini e nei soccorsi.
Un momento di difficoltà per tutti. Cosa si può fare?
Accettare la preoccupazione e la paura è la prima forma di sopravvivenza. Cercare di farne tesoro per agire in maniera adeguata.
Il primo aiuto per noi proviene da noi stessi.
La reazione psicologica è la prima risorsa di sopravvivenza.
Per questo speriamo che ai cittadini possano arrivare non solo gli aiuti medici e logistici ma anche quelli psicologici. Così come per tutti gli operatori del soccorso.
Il Centro Alfredo Rampi, spera che possa essere utile indicare qualche accorgimento:
- Cercare gli “anticorpi” dentro se stessi per affrontare i sentimenti negativi. Potenziare le risorse individuali, facendo ricorso ai punti di riferimento interni utilizzando antiche difese di sopravvivenza. Non è facile, ma provarci è d’obbligo.
- Considerare affidabili solo le informazioni fornite dagli organi competenti.
- Non abusare in maniera spasmodica dell’ascolto H24 delle notizie trasmesse per non cedere all’angoscia. L’angoscia potrebbe neutralizzare le vitali difese psicologiche come la giusta presa di distanza dagli eventi, ecc.
- Evitare siti e social network che diffondono fake news. Non far girare foto angoscianti.
- Seguire gli accorgimenti indicati dagli organi competenti più o meno severi ed obbligatori in base al proprio contesto territoriale. In emergenza è bene non lasciarsi andare ad iniziative individuali, ricordare che si è parte di una comunità.
- Comprendere la giusta dimensione e pericolosità del contagio dal Coronavirus per non entrare nel panico allucinando un “mostro mortale” pronto a colpire in ogni dove. È un rischio che può essere affrontato e gestito. La paura è più dannosa, spesso, del pericolo in se stesso.
- Continuare a vivere la quotidianità per quanto possibile, a maggior ragione se lontani dalle zone maggiormente a rischio.
- Allietarsi con programmi leggeri. Continuare con i propri hobby.
- Porsi in solidarietà con gli altri e non considerare invece l’altro, specialmente se straniero, come nemico.
- Accettare l’imprevedibilità. Ogni giorno si convive con situazioni di rischi differenti eppure si va avanti affrontando la quotidianità.
- Prendere atto che si è nel pieno dei contagi influenzali e quindi non spaventarsi al primo colpo di tosse o raffreddore nostro o altrui.
- Assumersi il dovere come adulti di gestire le proprie ansie per essere in grado anche come genitori di parlare con i propri figli di questa situazione momentanea difficile. Cercare di farlo con chiarezza e dandone il giusto peso, utilizzando un linguaggio adatto all’età dei figli.
- Ricordarsi degli anziani, probabilmente la fascia più fragile per la ripresa da un eventuale contagio.
Per ulteriori approfondimenti del CNOP (Consiglio Nazionale dell’ Ordine degli Psicologi) clicca qui.
Chi volesse indicare altri punti da aggiungere può inviarli a info@centrorampi.it
Approfondimento a cura della Dott.ssa Rita Di Iorio, Presidente del Centro Alfredo Rampi Onlus, psicoterapeuta esperta in Psicologia delle Emergenze