In merito alla tragedia di Manduria…
In merito alla tragedia di #Manduria che ha visto come vittima il povero Antonio Stano e come carnefice un branco nutrito di adolescenti, molti si sono chiesti
“Cosa passa nella testa del #branco per perpetuare un crimine così crudele?”
Proponiamo in merito un breve estratto dell’articolo “La mente del branco” di Daniele Biondo (dirigente del Centro Alfredo Rampi Onlus, Psicoanalista, Docente dell’ARPAd- Associazione Romana per la Psicoterapia dell’Adolescenza), che offre una lettura approfondita della drammatica vicenda e che sarà pubblicato nel prossimo numero della nostra rivista “Conosco Imparo Prevengo”.
“Potremmo parlare di crudeltà dell’essere umano, di totale assenza di empatia e di stupidità. Aggiungerei che queste più che essere caratteristiche individuali dei ragazzi coinvolti in questa triste vicenda sono caratteristiche universali di ogni branco umano. Intendo per branco ogni aggregazione umana che ha rinunciato ad un progetto di convivenza civile e di crescita umana per cui ha bisogno di attaccare attivamente l’altro, soprattutto se diverso da se’ e fragile, per non soffrire la propria debolezza e fragilità […]
Quella di Manduria è una storia emblematica che riassume perfettamente l’emergenza civile in cui versa il nostro Paese, che se non affrontata seriamente condannerà noi tutti all’illegalità diffusa, alla perdita di ogni sistema di garanzia, all’incremento del sottosviluppo economico, fino al degrado umano […]: figli di buone famiglie che vengono lasciati liberamente bullizzare una povera persona malata; famiglie che non vedono cosa fanno i figli, incapaci di dare regole, limiti, punizioni; un malato di mente lasciato solo dallo Stato, sia da una sistema sanitario smantellato e così condannato all’impotenza, che dalle forze dell’ordine anch’esse depotenziate e irretite nella loro capacità d’intervento da pratiche estenuanti; una società omertosa e collusiva che sa e giustifica, che ha perso ogni coesione […]
In questo quadro così deprimente solo una voce si è elevata per denunciare, rimproverare, chiedere di farla finita: quella di un educatore, Roberto Dimitri (è giusto ricordarne il nome). Ovviamente non ascoltato e lasciato solo […]
Attenzione a pensare che ciò sia un evento che riguardi solo Manduria. La violenza si sta diffondendo […] in termini culturali: sembra un ossimoro (visto che violenza e cultura sono agli antipodi!), ma è ciò a cui continuamente assistiamo […]. Abbiamo a che fare con un’emergenza educativa, civile e legale che per essere affrontata efficacemente dovrebbe vedere un radicale cambio di rotta da parte di tutti […]”.